Torna Vanna Vinci con una graphic novel tra intimismo, weird e crescita generazionale Un viaggio artistico e narrativo nell’anima di Gilla, tra generazioni, misteri e maturità.

Gatti neri cani bianchi di Vanna Vinci, pubblicato da Sergio Bonelli Editore, si impone subito come una delle graphic novel più interessanti del panorama contemporaneo, perfetta per chi cerca una lettura profonda, evocativa e visivamente sorprendente. Vanna Vinci, che pubblica storie sin dagli anni novanta e che ha contribuito a quello splendido esperimento fumettistico che era Mondo Naif, permettendo, tra l’altro, a tutta una serie di autori, ed editori, come ad esempio Bao Publishing, di raccontare storie dal tono intimista.
Il tratto distintivo di Vanna Vinci trova in Gatti neri cani bianchi una delle sue espressioni più mature e riconoscibili (degli altri lavori più recenti, vi parlo qui). L’autrice abbraccia uno stile intimista, capace di scavare nella psicologia della protagonista e di restituire atmosfere sospese tra realtà e surreale. La narrazione si sviluppa su binari quasi weird, con incursioni nel soprannaturale che amplificano il senso di spaesamento e meraviglia, elementi che da sempre contraddistinguono la poetica di Vinci.

Al centro della storia c’è Gilla, una protagonista che affronta un percorso generazionale capace di parlare a più livelli. Il suo viaggio interiore è scandito dal confronto con le proprie radici e con le generazioni che la precedono e la seguono: la narrazione mette in scena dialoghi e silenzi che riflettono le tensioni, i non detti e le aspettative tipiche di ogni famiglia. Il confronto tra generazioni si mescola con la ricerca di sé, dando vita a una crescita personale autentica che si svela pagina dopo pagina, tra esitazioni, paure e improvvisi slanci di coraggio.
Uno degli aspetti più affascinanti dell’opera è la presenza di elementi soprannaturali, che non servono solo a stupire, ma diventano veri e propri strumenti narrativi e simbolici. Gatti neri e cani bianchi, figure archetipiche, accompagnano Gilla nel suo percorso, fungendo da guide enigmatiche e da specchi delle sue emozioni più profonde. Il confine tra reale e irreale si fa labile, in un gioco di rimandi che trasforma la graphic novel in una favola moderna dal sapore onirico.

La componente grafica rappresenta senza dubbio uno dei punti di forza del volume. Vinci sperimenta con linee morbide e palette cromatiche evocative, capaci di suggerire stati d’animo e ambientazioni con pochi, sapienti tratti. Le tavole alternano atmosfere cupe a squarci di luce, sottolineando i momenti di introspezione e quelli di apertura verso l’ignoto. L’originalità della regia visiva contribuisce a rendere la lettura un’esperienza immersiva e multisensoriale, dove ogni dettaglio grafico è funzionale al racconto.
Non solo Gilla, ma anche i personaggi che la circondano emergono con forza narrativa e realismo. La Hippie proprietaria della soffitta si rivela una presenza fondamentale, ponte tra le generazioni e custode di una saggezza fuori dagli schemi. La comunità di giovani (!) sessantenni con cui Gilla entra in contatto offre un mosaico di storie, sogni e paure che arricchiscono il vissuto della protagonista. Le relazioni che Gilla intreccia, sia con i vivi che con i fantasmi della ville lumière, sono descritte con delicatezza e profondità psicologica, evidenziando come ogni incontro possa rappresentare uno specchio o una porta verso nuove consapevolezze.

Parigi non è soltanto lo sfondo delle vicende, ma diventa un vero e proprio personaggio all’interno della narrazione. Le tinte grigie e le luci filtrate attraverso i tetti e le finestre delle soffitte restituiscono un’immagine intensa e poetica della città. I quartieri attraversati da Gilla e le sue peregrinazioni tra musei, mercatini e caffè storici contribuiscono a costruire una dimensione quasi magica e sospesa, dove il confine tra sogno e realtà si fa sempre più sottile. La Ville Lumière, con i suoi fantasmi e le sue storie, diventa così il palcoscenico ideale per la metamorfosi della protagonista e per le riflessioni esistenziali che attraversano tutto il romanzo.
Le note redazionali arricchiscono il volume, fornendo contesto sull’opera e sulle intenzioni dell’autrice. Sono preziose per approfondire i temi trattati e per cogliere i riferimenti culturali e artistici che hanno influenzato la creazione della storia. Questo apparato critico valorizza ulteriormente Gatti neri cani bianchi, sottolineandone il valore artistico e narrativo: si tratta di un libro che non si limita a raccontare, ma invita a riflettere, a identificarsi e a lasciarsi trasportare dalle suggestioni visive e letterarie.
Consigliato a chi ama le graphic novel dal tono profondo, a chi cerca storie di crescita personale e a chi non teme di confrontarsi con il mistero dell’esistenza, Gatti neri cani bianchi di Vanna Vinci è un’opera che lascia il segno. Un perfetto equilibrio tra intimismo, elementi weird e riflessione generazionale, impreziosito da una componente grafica di altissimo livello e da note redazionali che ne esaltano la ricchezza. Un volume da leggere, rileggere e consigliare.
