L’autunno inizia primo con questo nuovo episodio di Samuel Stern, carico di spunti di riflessione. L’elemento che continuo ad apprezzare di più tra le componenti di questo personaggio è proprio quella sensazione precisa di una continuità in fase di costante sviluppo. Episodio dopo episodio, la struttura narrativa si evolve portando strascichi, nemesi ricorrenti ed un senso della narrazione lontano ormai anni luce dal classico episodio autoconclusivo di matrice bonellide.
Questo episodio si ricollega alla trama principale che parte dal numero 23 (il bene più grande, ne parliamo qui) ma che ricollega tanti puntini attorno al sempre più misterioso Ryden e che aggiunge qualcosa al colpo di scena, clamoroso a mio parere del numero precedente. Però, trattandosi di una storia di Savegnago e Filadoro, assume una connotazione esoterica più forte. A dirla tutta, ho trovato questa sceneggiatura molto interessante al limite del metafumetto. Per farla breve, Ryden commissiona a due diavoletti minori una prova per Samuel ed i suoi più cari amici. Lo scopo è quello di vedere se il barbuto sarà all’altezza dell’apocalisse, meno personale e più globale.
L’episodio fornisce uno spunto interessante per approfondire ancora di più l’indole frastagliata del nostro che, esce dall’ultimo anno, fondamentalmente a pezzi. C’è un passaggio molto interessante, sapientemente interrotto da un cambio di scena, in cui Samuel esprime il suo essere un esorcista come una maschera da portare. L’ambientazione è quella del carrozzone circense di stampo vaudeville, quindi perfettamente tematica. Ma sappiamo anche che dal punto di vista narrativo quanto gli show runner ci hanno abituato a colpi di scena emotivamente destabilizzanti.
La concezione alla base della storia è che dove c’è una vita, anche dove c’è un oggetto può generarsi un’ombra. Il punto principale è lo stesso, il nostro riluttante eroe sarà pronto a destreggiarsi come un sigillo? Per il momento non ci è dato saperlo, eppure la sensazione, abbastanza netta è che non manchi poi così tanto al momento in cui le porte di Legione si schiuderanno una volta per tutte.
In questo episodio va poi sottolineato come i personaggi comprimari rappresentino una forza vitale inesauribile. Angus, continua non contarla giusta come dovrebbe. Qualcosa non torna e l’entità è sempre maggiore. Penny, il sostegno dalla fiducia cieca e poi Duncan, messo costantemente alla prova dal suo dio (interessante una considerazione di Samuel a proposito della del rapporto con la divinità).
Le matite di Enrico Fregolent sono incredibilmente adeguate a questa storia visionaria. Con un tratto che a volte riecheggia il Mike Mignola più classico ed in alcune rotture della gabbia quasi Neal Adams. Si tratta di matite piene, cariche di grigi ed estremamente dettagliate. Trovo straordinario il suo lavoro sull’espressività dei personaggi, che, soprattutto su Samuel dà il meglio. Gli incavi degli occhi, le rughe d’espressione. L’assenza di serenità del personaggio si riversa maggiormente in questi dettagli producendo un effetto disturbante e incredibilmente morboso.
Si tratta di una storia dove la tensione, apparentemente si abbassa. Ma, al contrario, sale, spostando l’equilibri di poco, ma in maniera critica.
Come al solito, facendo venire voglia di averne di più.