Il nuovo episodio di Samuel Stern introduce in questa lunga saga, il personaggio che forse stavamo più aspettando. Il cavallo rosso è infatti la rappresentazione di Duncan.
Duncan è il comprimario che più conosciamo nell’epopea di Samuel Stern, la sua spalla fidata. In alcuni casi perfino il suo grillo parlante. Si tratta di un rapporto così, di quelli tra fratelli (anche se l’anziano prete potrebbe essere più un padre che un fratello maggiore).
Solo che da parecchio tempo il rapporto tra i due è in fase di scollatura. Ve ne ho parlato con dettaglio (potete vedere qui) in più di una occasione. La divergenza tra i due è principalmente ideologica. Samuel non è convinto che il Vaticano sia la risposta a tutto quello che sta accadendo nel suo mondo.
Duncan è maggiormente titubante. Da un lato sa che la fede, e poi l’istituzione religiosa, lo hanno salvato da una vita derelitta. Dall’altra comprende che non tutto quello che viene gestito dalla sua parte è limpido e cristallino. Anzi, a dirvela tutta, ogni volta che qualche angelo compare, sembra che le cose debbano peggiorare.
All’inizio di questa saga, i cammini dei due hanno preso un cammino divergente. Samuel, nel panico, agiva troppo di istinto. Duncan, arroccato nelle sue convinzioni, rischiava di agire troppo per raziocinio.
Doveva arrivare il momento per Duncan di prendere una decisione, e, questo cavallo rosso rappresenta il punto di non ritorno.
Savegnago e Filadoro ci portano in giro per una Roma notturna, silenziosa testimone delle perturbazioni mentale del vecchio prete. Raziocinio e passione si alternano nelle sue scelte prendendo le sembianze di Giordano Bruno e del marchese de Sade.
Entrambi servono a Duncan per soppesare le proprie ragioni ed i propri impeti di cuore. È sostanzialmente interessante pensare che questo sia uno dei pochi episodi in cui Samuel compare davvero in maniera marginale.
Da una parte l’istituzione religiosa, che si preoccupa più della nascita di nuovi culti apocalittici che di tutto quello che accade ai posseduti, dall’altro Duncan, che non può fermarsi a pensare a Samuel solo come l’elemento generante dell’apocalisse.
Il suo unico problema è che deve scegliere. E la notte di Roma è impietosa. Diverse fazioni tramano alle sue spalle lasciandolo in balia delle sue ansie e dei suoi incubi.
Il tutto reso in una forma strepitosa da Grassi che gestisce le tavole con un meraviglioso equilibrio di bianchi e neri. Il suo tratto rimanda a molto della scuola argentina. I suoi volti, con espressioni rabbiose, serene, esplodono bucando la pagina.
La stessa Roma, capitale silenziosa e notturna rappresenta quasi un personaggio aggiuntivo con i suoi anfratti ed i suoi pertugi.
Quello che appare nel cavaliere rosso è il preludio alla fine. Ormai le forze in campo sono schierate completamente. Ancora una volta sono convinto che l’intera storia, con la sua serrata continuity, andrebbe tutta di un fiato nell’interezza delle sue pagine
Solo così potremmo capire da quanto lontano è andato a crearsi l’abisso. E dove alla fine ci porterà.
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