
Con La Casa, Vanna Vinci torna ad un tema a lei parecchio caro, quello dei vampiri. Il viaggio notturno della protagonista è una odissea controllata in una Bologna notturna e tentacolare.

Devo molto a Vanna Vinci. Quando la mia cultura fumettistica si basava essenzialmente sui comics (e bè qualche manga), Vanna era già tra le autrici di punta del fumetto italiano. Le sue storie, legate al contesto delle slice of life, avevano sempre una componente legata al fantasy urbano.
Mondo Naif, esperimento di letteratura a fumetti quando ancora le riviste erano una chiave di accesso al cuore dei lettori, presentava le sue storie. Tutte intrise di una certa bolognesità e, bè, in certi casi di vampiri.

Con questo spirito mi sono approcciato a questa nuova serie Audace. Che, non mi stancherò mai di sottolineare, mostra davvero la capacità di spaziare dal concetto di avventura popolare migrando verso i lidi del pop. Viaggio Notturno è un primo episodio rarefatto, con atmosfere che rimandano ad un certo cinema d’essai europeo. Fitto di dialoghi puntuali ed essenziali.
In questa storia seguiamo Janas, trasferirsi nella casa della fu Vera Meyers a Bologna. Vera era una pittrice vicina di casa che, per un certo grado di affinità intellettuale, decide di lasciare in eredità la casa a Janas.
Janas è il prototipo della ragazza-personaggio di Vanna Vinci. Riccioli neri, sguardo di brace, un passato misterioso ed una certa propensione a fidarsi troppo degli altri.
E di Altri ne compaiono diversi in questa casa, chi interessato alla mobilia, chi ai libri, chi identicamente affascinante e pericoloso come un Paul Weller bolognese.

La cosa che più colpisce è la realtà dei dialoghi. Così pungenti che a chiudere gli occhi sembra quasi di sentire la classica z bolognese. C’è una scena, circa a metà della storia, dove Janas si ritrova nei sotterranei della città. In quella Bologna di sotto di cui noi abbiamo un’idea solamente guardando il canale nascosto di via Oberdan. E ci dimentichiamo che Bologna è una città millenaria, pagana, godereccia. Costruita stratto su strato su milioni di storie.

Vanna Vinci riesce a riassumere tutto questo nelle sue tavole composte, dettagliate, riempite di una colorazione netta e lievemente sbiadita. Tutto riporta ad una atmosfera nebbiosa, compassata. Una tarantola sonnacchiosa che aspetta solo che noi si abbassi la guardia prima di colpire.
Ritrovarsi davanti al tratto unico di Vanna Vinci dopo così tanti (troppi) anni è un colpo al cuore. I rimandi a quello stile così perfettamente anni ’90 sono molti eppur rimanendo uguale a se stesso, il suo tratto si è evoluto. Non si è ancora ritirato nell’essenzialità, ma, al contrario, sfrutta la quantità di dettagli come se il grande formato della pagine potesse permettere un’alta definizione che altrimenti languirebbe.
Sono felice di essermi perso in questo volume, e spero che Viaggio Notturno si allunghi ben oltre le soglie di una storia breve. C’è così tanto che Janas deve raccontarci. È c’è quell’ombra, magnificamente preraffaellita, che è ospite della casa e che chissà quanto avrà da raccontarci.
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