“Nello spazio nessuno può sentirti urlare” con questa frase si presentava la prima locandina del film Alien capostipite di una saga fantascientifica/horror tra le più famose e longeve del mondo cinematografico.
Questa, nata nel 1979 dalla mente di Ridley Scott, è stata successivamente sviluppata ad opera di James Cameron nel 1985 con “Aliens – Scontro Finale” e, nel tempo, ha visto numerosi lungometraggi, ahimè, non tutti all’altezza dei primi film e la maggior parte con risultati abbastanza deludenti.
Il film che ha avuto la storia più tribolata è sicuramente Alien 3, la cui sceneggiatura fu inizialmente affidata a colui che può essere indicato come il papà del cyberpunk letterario, William Gibson. A metà degli anni ’80 infatti venne scelto dai produttori (Walter Hill, David Giler e Gordon Carroll) per poter proseguire la storia con uno stile fantascientifico diverso ed innovativo per quei tempi (il cyberpunk appunto) che stava emergendo durante il penultimo decennio del XX secolo.
La sceneggiatura purtroppo non si tramutò mai in un cult cinematografico, fu accantonata e rimase in un cassetto a prendere polvere fino a quando una casa editrice di fumetti statunitense, la Dark Horse, dopo oltre trent’anni, non decise di pubblicarla tramutandola in una miniserie a fumetti. Così tra il 2018 e il 2019, le matite di Johnnie Christmas e le colorazioni di Tamra Bonvillain, riuscirono a portare su carta l’inquietudine e le tensioni caratteristiche delle atmosfere delle storie dei primi film permettendo finalmente così al racconto sugli xenomorfi narrato da Gibson di venire alla luce.
Il fumetto ci permette quindi di capire sin da subito che le sorti dei sopravvissuti al film di Cameron sarebbero state ben diverse rispetto a ciò che ci fu raccontato in Alien³ di Fincher. Lo scrittore, sotto richiesta dei produttori, mette da parte Ripley la protagonista dei precedenti lungometraggi, che infatti durante la storia si ritroverà sempre in coma, bloccando lo scontro/binomio che aveva caratterizzato i precedenti incontri con l’alieno. Verrà dato più spazio ed una conoscenza maggiore agli altri superstiti: Hicks e Newt assumeranno (finalmente) un ruolo più rilevante e Bishop (uno dei personaggi preferiti di Gibson) avrà un ruolo ed un’importanza centrale nell’esito della storia.
A tutto ciò non mancheranno, ovviamente, la tanto odiata compagnia (la Weyland Yutani) con le sue ricerche biologiche-militari e l’introduzione di nuove fazioni (come l’Unione dei popoli progressisti) e personaggi di una guerra galattica in grado di ampliare ulteriormente la narrazione verso una storia più articolata.
Piccola nota che mi preme segnalare è che man mano che si va avanti nella lettura si hanno dei piccoli dejavu, legati probabilmente ad idee scientifiche di genetica che furono successivamente riutilizzate anche per l’ultimo film della quadrilogia: Alien – la Clonazione.
Che dire, sicuramente chi ama la saga di Alien non può non possedere questo volume nella propria libreria, anche solo per dimenticare la poco amata storia di Alien³.
Se la sceneggiatura di Gibson avesse visto la luce del grande schermo avremmo avuto sicuramente uno sviluppo e una conoscenza degli xenomorfi ben diversa, ma si sa, con i “se e con i ma la storia non si fa”.
Carlo