Tendo ad essere sempre un po’ diffidente nei confronti dei crossover tra personaggi di differenti case editrici. È inutile girarci attorno, spesso e volentieri sono trovate commerciali con un limitatissimo valore artistico che lasciano spazio a pochi dubbi. Parere di vecchio trombone, ovvio.
Ci sono eccezioni però, ed in genere sono stratosferiche. Penso al monumentale Vendicatori contro Lega della Giustizia con un Kurt Busiek e George Perez in forma smagliante. Ma potrei benissimo fare altri esempi.
Quando ho sentito parlare dell’incontro/scontro tra eroi Bonelli e DC ammetto di aver dubitato. Sarà che il primo match era affidato a dei pesi massimi (ancora inedito, tra l’altro), ma la sensazione era proprio quella che si volesse giocare il tutto per tutto con il blasone.
E poi arrivò l’annuncio di questo Flash e Zagor. Ho avuto l’onore di parlarne con Giovanni Masi e Mauro Uzzeo, sceneggiatori dell’avventura, l’anno scorso, ai tempi dell’uscita del numero zero. Fu una chiacchierata illuminante (che potete trovare qui) piena di molte curiosità. Come immaginavo, in situazioni simili, la DC è molto attenta affinché determinate linee guida vengano rispettate. Soprattutto dal punto di vista grafico serviva qualcuno che sapesse perfettamente come interfacciarsi con i canoni imposti per il velocista scarlatto e, avere qualcuno come Davide Gianfelice che ci aveva già lavorato rendeva tutto molto più facile.
Restava il mistero di come si sia pensato ad un incontro proprio tra questi due personaggi. Terribilmente iconici per entrambe le scuderie, ma di certo non facilmente collocabili nella stessa pagina. E qui, finiscono tutte le mie perplessità, perché dal momento che ho cominciato a leggere il volume con la storia integrale sono rimasto attaccato alle pagine pervaso da un fortissimo sense of wonder. Una magia, credo, che non percepivo da secoli.
Il lavoro di Masi e Uzzeo è infatti un atto d’amore che omaggia elementi classici di entrambe le tradizioni mescolate in una storia che risulta perfettamente coerente proprio perché, seguendo una regola dei crossover scritti bene, non finge che i due personaggi abbiano sempre convissuto nello stesso universo. Al contrario esiste una ragione specifica che lega momentaneamente la forza della velocità a Darkwood e questa improvvisa connessione porta Flash ad incontrarsi con Zagor.
Nel momento in cui i due personaggi si fronteggiano poi, diventa facile rendersi conto di quello che è sempre stato sotto gli occhi di tutti. Flash e Zagor sono due eroi popolari, oltre che pop. La loro comunicabilità è sempre rimasta al livello della strada, ragione per cui, fatte le debite proporzioni, i punti in comune sono molti di più che le differenze.
Far coesistere due personaggi del genere non è una cosa prettamente immediata. Tanto per cominciare lo stile con cui le loro storie sono raccontate è diversissimo. Flash è introspettivo, lascia alle didascalie l’incombenza di raccontare i suoi pensieri. Zagor è più naturalista, la positività è percepita dalle azioni, dalla mimica del corpo, mai raccontata direttamente. Eppure Giovanni e Mauro fanno sembrare questo incastro la cosa più naturale possibile.
Il costante crescendo della storia viene mantenuto da un buon ritmo e gli avversari, Hellingen e Grood, sono ben amalgamati, presentando una comunione di intenti che va davvero chiedersi come sia possibile che nessuno abbia mai pensato ad una strategia simile per mettere a tappeto il velocista scarlatto. O distruggere Darkwood.
Se l’ambientazione rimane quella del vecchio west di chiara matrice fantasy, il palcoscenico diventa molto più tecnologico sul finire della storia, dove i colpi di scena si sprecano ed il ritmo è tanto rapido quanto controllato. Naturalmente non vi rovinerò la conclusione della storia anticipandovene i dettagli, ma è altrettanto chiaro che siamo davanti ad una narrazione dal taglio squisitamente classico ma che non fa sconti a nessuno.
La materia narrata è viva e pulsante, e, arrivati al finale, viene soltanto voglia di averne di più. Le capacità di Masi e Uzzeo meritano un applauso a scena aperta per il rispetto e l’esperienza con cui sono riuscite a rendere questo incontro qualcosa dove spasso ed epicità anno a braccetto assieme. Le matite di Gianfelice si adattano perfettamente a questa impresa. Spazi ben studiati, anatomie solide e tavole cariche di dettagli. Rendere i piani sequenza sulla carta è difficile, se non c’è un velocista da qualche parte, ma nel caso specifico, la perfetta gestione dello spazio contribuisce a tenere alti ritmo e tensione.
Questi ragazzi si sono spinti oltre il terreno di sfida. È molto più di un volume commercialmente redditizio. È una storia in grado di regalare epicità ed entertainment puro. È una di quelle cose che dovrebbe invogliare un giovane sceneggiatore a voler dare di più. E ancora un po’.
Non è solo un incontro credibile, è pulsante, adrenalinico, carico di pathos. Sono riusciti, insomma, a renderlo vivo!