A volte la bellezza la trovi nei posti più inaspettati. Era un adagio preso da uno dei miei film assolutamente preferiti (mille punti a chi indovina quale), ma si applica per bene a questa storia che, quasi per caso, Netflix mi ha consigliato appena pochi giorni fa.
Era una serata in cui la mia dieta di Binge View non voleva essere particolarmente assecondata ed allora mi sono voluto affidate ad una locandina accattivante e a due rimandi, magari solo indiretti ma che non potevo mancare. Il primo, più casuale, è ai due capitoli di Zombieland. Non so bene per quale ragione ma il mood generale della pellicola mi sembrava particolarmente allineato. Il secondo ad un arcade giapponese, Cadillac & Dinosaurs, classe 1993. Anche in questo caso, ad essere precisi, questione di attitudine.
Eppure, al di là di ogni rimando, il quasi esordiente Michael Matthews mette in pista una pellicola ben calibrata con effetti speciali forse un po’ casalinghi ma che tengono bene la scena. Dato il budget, con una pellicola del genere, l’errore più semplice da fare era crederci davvero e realizzare qualcosa di autoreferenziale ed irrisolto.
Al contrario viene scelta la strada dell’Io narrante in chiave commedia ed alla fine ne emerge una pellicola godibilissima dalle famiglie con alcune scene che rasentano la poesia pura.
Joel ed Aimee sono una normalissima coppia costretta a separarsi perché un asteroide in rotta verso la terra sarà bombardato da tutte le testate nucleari mondiali. La cosa ha successo, ma quasi contemporaneamente il fallout trasforma rettili ed insetti da simpatiche creaturine in mostri senza pietà. E teneroni, perché come ci viene insegnato, bisogna guardarli bene negli occhi per distinguere i mostri buoni da quelli cattivi. Solo che questo Joel non lo sa : è rimasto chiuso nel suo bunker per sette anni senza mai mettere in naso fuori, lasciando ad altri l’incombenza di procacciare il cibo e relegandosi il ruolo di cuoco.
Questo cambia quando cercando tra le varie frequenze radio Joel ritrova Aimee (la Jessica Henwick di Iron Fist e del prossimi Matrix 4) e, da quel momento è tutto un sentirsi fuori luogo ad essere l’unico inquilino del bunker a non avere una compagna.
Contro ogni raccomandazione Joel (Dylan O’Brien da Maze Runner in su!) si mette in viaggio, praticamente terrorizzato dalla sua stessa ombra, conscio che 130 miglia e 7 giorni di viaggio potranno rappresentare un percorso insormontabile per uno come lui. Che, per inciso, dotato di buon cuore come è sempre stato, non fa fatica ad incontrare qualche amico e mentore.
Ripeto, senza la nota sentimentale questa pellicola non avrebbe funzionato ed invece, complice una ambientazione disastrata ma verdeggiante, funziona per una alchimia stranissima che rende il film completamente privo di tempi morti. La storia appassiona e diverte quasi al tempo stesso e c’è un punto particolare, una notte, con delle meduse volanti, un robot morente e Stand By Me di sottofondo che è poesia pura. Incluso lo stacco in chiusura che è perfetto.
Siamo lontanissimi dai film di Roland Emmerich eppure la causa dell’apocalisse viene scelta con cura tra quelle che potrebbero davvero accadere. Il mondo abbandonato e ricoperto di verde è un rimando troppo forte a Last of US 2 : lo so sto rasentando la paraidolia a vederlo dappertutto. Ma forse è perché non sono il solo ad esserne rimasto affascinato che certi rimandi mi colpiscono? Ce n’è uno bello grosso dopo dieci minuti di film. E ricordatevi pure come si chiama il protagonista…
Il finale potrebbe rischiare di cadere nello scontato, ma anche se la sensazione che non potesse concludersi in altro modo è davvero forte, in realtà è gestito molto bene con una serie di piccoli eventi inaspettati ed una apertura che, per me che amo la serialità, è la porta aperta ad un sequel o, visto che siamo su Netflix, una vera e proprio serie.
Ma non cambia il fatto che, preso all’età giusta, potrebbe diventare molto rapidamente un cult movie. Se devo fare un paragone con quello che guardavo io negli anni ’80, è innegabile, come per i Marvel movies, sottolineare che l’ironia è la chiave di lettura giusta per portare più persone possibile a guardare i film.
Che è assolutamente riuscito. E forse è anche il caso di leggere questo aspetto come una interpretazione della modernità. Perché, non importa se la terra brulica di mostri giganti : non è certo la scusa per starsene chiusi in un buco per tutta la vita.
Porca miseria, se è vero.