Il ritorno dell’Indagatore dell’Incubo alle origini con una storia intensa, attuale e sorprendentemente profonda
Dylan Dog 469 – Trauma, scritto da Claudio Chiaverotti e illustrato da Luca Casalanguida, rappresenta un vero e proprio gioiello della recente produzione Bonelli, un albo che si distingue per la sua capacità di mescolare sapientemente le atmosfere dell’horror più classico con quelle di un raffinato thriller psicologico. La narrazione, fin dalle prime pagine, evoca il periodo aureo della saga, quando la critica sociale e le paure più profonde trovavano spazio tra le tavole, dando vita a storie indimenticabili.

La vicenda prende avvio in una casa che si porta addosso le ferite del passato: mura impregnate di tragedie e un’aria densa di mistero. La giovane protagonista, attorno a cui ruota tutto il racconto, si scopre dotata di un dono inquietante quanto unico: la capacità di vedere delle creature nere, entità misteriose che sembrano emergere direttamente dai muri, come se fossero la materializzazione delle energie negative accumulate negli ambienti in cui si sono consumate gravi disgrazie.
Queste creature, rappresentate con una cura visiva impressionante, non sono solo uno spauracchio sovrannaturale, ma il simbolo di un malessere più profondo, una metafora delle sofferenze e delle tensioni familiari che impregnano la casa. Mentre la giovane cerca di comprendere la natura di queste presenze e il senso del proprio dono, Dylan Dog viene coinvolto in un’indagine che lo porterà a confrontarsi non soltanto con l’orrore, ma anche con le fragilità umane e i drammi psicologici dei personaggi coinvolti.
Da quel punto in avanti, la storia vira gradualmente dal puro horror a un thriller psicologico raffinato, in cui gli elementi sovrannaturali si fondono con la suspense e il turbamento emotivo. Il lettore viene trasportato in un viaggio ricco di tensione, dove ogni elemento – dalla disposizione delle stanze, ai sussurri tra i corridoi, ai silenzi carichi di significato – contribuisce a creare un’atmosfera densa e avvolgente.

Il cuore della storia è senza dubbio la giovane protagonista, una figura che spicca per profondità e autenticità. La sua vulnerabilità, le paure, ma anche la straordinaria forza d’animo con cui affronta il proprio dono maledetto, sono tratteggiate con grande empatia da Chiaverotti. Il suo percorso personale attraversa momenti di smarrimento, coraggio e crescita, permettendo al lettore di immedesimarsi pienamente nei suoi drammi interiori.
Il potere di vedere le creature nere diventa così uno strumento narrativo potente per esplorare il tema della percezione del dolore, della diversità e dell’incomprensione che spesso colpisce chi si trova a vivere esperienze fuori dal comune. Gli scambi con Dylan Dog, a loro volta, sono carichi di tensione emotiva e rivelano quanto l’Indagatore dell’Incubo sappia ancora essere il punto di riferimento per chi si trova ad affrontare l’oscurità, sia essa reale o metaforica.

Uno degli aspetti più riusciti di questo numero è la capacità di rievocare la formula originaria della serie, dove il confine tra horror e denuncia sociale si assottiglia fino quasi a scomparire. La casa infestata non è solo il teatro di eventi straordinari, ma anche un microcosmo di conflitti familiari, incomunicabilità e dolore sommerso. La storia si fa portatrice di un messaggio importante: le disgrazie e le vibrazioni negative, se non elaborate, possono diventare mostri reali, capaci di distruggere chi vi abita.
L’apporto di Luca Casalanguida alle atmosfere di Trauma è determinante. Lo stile delle sue matite riesce a coniugare una morbidezza quasi disneyana nel character design con la tensione visiva delle creature nere, che risultano minacciose ma anche affascinanti per la loro unicità. I volti sono espressivi e ricchi di sfumature, mentre i dettagli degli ambienti sono resi con una pulizia e una precisione che contribuiscono a creare uno scenario credibile e immersivo.

I fondali, dettagliatissimi e mai caotici, fanno da perfetto contrappunto agli sviluppi della trama: le ombre si allungano sui muri, le luci si fanno fredde e taglienti nei momenti di maggiore tensione, restituendo al lettore tutta l’angoscia e la suspense che permeano la storia.
Ciò che rende Dylan Dog 469 – Trauma una lettura imprescindibile è la sua capacità di unire, in maniera armoniosa e senza forzature, le due anime del racconto: la tensione orrorifica, costruita su archetipi classici e visioni inquietanti, e la raffinatezza psicologica che porta il lettore a interrogarsi sul senso stesso della paura e della sofferenza. Il dramma della famiglia protagonista, con tutte le sue cicatrici emotive, viene raccontato con rispetto e precisione, senza mai scadere nel melodramma, ma anzi offrendo spunti di riflessione validi anche oltre la pagina disegnata.
Dylan Dog 469 – Trauma si candida con forza a essere la migliore storia dell’anno, grazie a una sceneggiatura impeccabile, un intreccio originale e un comparto grafico di altissimo livello. Un albo che sorprende, emoziona e spinge il lettore a riflettere, riportando in auge tutto ciò che ha reso l’Indagatore dell’Incubo un’icona del fumetto italiano. Un’esperienza consigliatissima a chiunque ami l’horror, la psicologia, o semplicemente le belle storie.
