
É da è da un bel pezzo che non mi dedico a scrivere direttamente, senza filtri, senza un argomento specifico da trattare. L’ho fatto in buona fede, perché in fondo di cose da scrivere ne avrei sempre tante.
Ma in fondo, oggi sento che invece è arrivato il momento di avere uno spazio dedicato al dialogo diretto. Un blog dopo che scrivere blog è passato di moda. Dopo la narrazione per immagini e l’intelligenza artificiale.
Solo io ed il mio Word Processor. Come farebbero il buon vecchio zio Marty e naturalmente il suo compianto creatore, Alfredo Castelli.
Non voglio darmi regole di base se non quelle di seguire lo spunto delle cose da raccontare, ma non attraverso un’ottica asettica, quanto invece, proprio puntando ad esprimere le cose di pancia.
Così questa è la settimana degli aumenti, ne abbiamo parlato in vari video (qui e qui) e, credo che in fondo tutti si siano fatti una propria idea. La mia, me la sono fatta ieri mattina, alla mia solita permanenza al negozio di fumetti (potete trovarmi spesso da quelle parti, il sabato mattina, e gli argomenti da affrontare non mancano mai).
Il mio punto di vista sulla questione aumenti di prezzi è che le case editrici stanno affrontando un percorso complesso in un momento in cui l’intero paese è in crisi. Insomma camminano sul ghiaccio sottile. Perché in fondo i fumetti, anzi i giornaletti, come li chiamerebbe ognuno dei vostri genitori, sono un bene di lusso, ed alla fine una generazione cresciutella come la mia, ha altre cose in cui, purtroppo, deve spendere nel corso del mese. Cose tipo mutuo, bollette… roba noiosa in fondo.
Ed il problema dei collezionisti (e tra poco arrivo sul punto) è che non conoscono le mezze misure. Se non possono avere tutto, si stancheranno presto di una collezione monca, e smetteranno del tutto. Ne ho sentiti diversi di miei amici fare questo discorso negli ultimi giorni.
E non vi nascondo che anche io, in fondo, ci ho pensato, una volta o due. Ho ottanta metri quadri di collezione, collezione per cui temo sempre che un problema all’edificio possa essere definitivo. Collezione che, persone maligne e molto poco rispettose hanno definito ‘la stanza dei giochi’.
Ma se volete avere una chiara idea di chi sono e di quali passioni mi muovano, non dovreste andare a cercare se non in un uno di quei mille anfratti. C’è lo spazio dedicato ai comic books americani, Marvel, DC, Indipendenti, i manga, la bande dessinnée, i vinili, i videogame, la chitarra e la batteria.
Joey Tribbiani lo definirebbe un incredibile monumento al sesso mancato durante la scuola superiore. Ma dopo due stagioni hanno fatto fuori la sua serie, che ne può sapere?
Al contrario io cerco di tenere sempre tutto ordinato e classificato (non è per nulla facile), e periodicamente, lotto per trovare nuovo spazio, cercare altri angoli dove poter inserire una vetrina o una libreria. Guadagnare un anno di pubblicazioni o giù di lì.
Ricordo ancora quando entrai in questa casa, un’era geologica fa. Dopo aver sistemato tutto pensai che avevo al massimo cinque anni di autonomia prima di trovarmi ad impilare i volumi per terra.
Una pandemia globale, un divorzio ed altre piccole catastrofi dopo, quel limite è stato raggiunto, e sono stato anche bravo ad allungare il tempo di un paio di anni!
Ma pensando che dal prossimo aprile i prezzi saranno di nuovo in rialzo, mi viene qualche brivido lungo la schiena. E cercate di vedere questo breve excursus come un piccolo viaggio nella psiche di un collezionista.
Da qualche anno oramai mi sono convertito ai volumi cartonati. Ho rinunciato agli spillati e, da qualche tempo anche ai mini volumetti con le raccolte semestrali (che cartonati lo sono, ma alla fine si tratta sempre di una uscita periodica). Al contrario i sono focalizzato sugli Omnibus, o su quei volumi che in genere si occupano di pubblicare integralmente qualcosa.
Tanto, non disperate, a continuare così, anche tutti le serie che seguite in corso in questo momento diverranno omnibus tra un lustro o due (e se non lo fanno, si vede che non era destino eh).
Anche così di cose che ancora vorrei nella mia collezione, ce ne sono parecchie, e per fortuna, in un modo o nell’altro, messe dopo mese, qualche piccolo tassello si completa (ci sarebbe pure il discorso sul tempo per leggere tutto, ma ci ritorniamo un’altra volta).
Alla fine posso dirmi fortunato, perché, sapendo scegliere, sapendo cercare, e lavorando parecchio, i volumi che cerco, la completezza della mia collezione continua. E non posso neppure dire di essere troppo preoccupato perché in fondo, dovessero smettere di pubblicare tanto in Italia, potrei rivolgermi al mercato americano, come già parzialmente faccio, senza troppi problemi di lingua.
Quindi perché tutto questo caos sugli aumenti?
Perché anche se la cosa mi sfiora soltanto, finirà che molte persone saranno invece toccate più direttamente e dovranno rinunciare a godersi i propri fumetti in formato cartaceo. Ci saranno meno persone a trasmettere queste cose ai propri figli e nipoti.
E non è una gran soddisfazione, direi.
Tornando alla mia chiacchierata del sabato, il gestore del negozio, che da anni è anche un amico, la vede differentemente. Anche quando ci furono gli aumenti l’ultima volta, tutti dissero che non avrebbero comprato più ma le vendite sono aumentate.
Perché siamo dei drogati, non provatemi a convincere del contrario.
Il problema dei drogati però è che se continuano ad insistere, una oversdose non gliela toglie nessuno.